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Soleil de nuit

Allestito il 20 dicembre 1915 al Grand Théâtre di Ginevra, il balletto Soleil de nuit occupa un posto a sé nella vasta ballettografia di Léonide Massine. Oltre ad essere in assoluto il primo dei suoi balletti, ebbe infatti un tale successo da essere replicato per diverso tempo,  dal 1917 quasi sempre in coppia con l’allora neonato Contes Russes. Anche alla Scala, dove approdò grazie ai Ballets Russes di Sergej Djagilev, questo “Sole di notte”, replicato due sole volte, – il primo e 3 aprile 1920 al Teatro Lirico – fu collocato tra Petruška e Contes Russes, poi tra Cléopâtre e ancora Contes Russes. Il motivo dell’accostamento apparve subito chiaro agli spettatori: pur essendo un balletto senza trama, personaggi e coreografia erano ispirati al folklore russo. Tali ruoli erano – e parliamo al passato poiché il balletto è sparito da tutti i repertori – il Sole di notte (Léon Woizikovskij), La Fanciulla delle Nevi (Vera Nemchinova), Bobyl, l’Innocente (Nicholas Zverev) più Pastori, Contadini e Buffoni.

Secondo la critica francese, il successo del balletto poggiava in larga parte sulla musica di Nicolaj Rimsky- Korsavov e sull’invenzione ricca di colori dei costumi di Michel Larionov, anche autore del décor, di cui però nella locandina milanese del 1920 non si fa menzione.

Il Sole di mezzanotte, rappresentato ieri sera – scriveva il Corriere della Sera del 2 aprile 1920, all’indomani della prima milanese – dopo Petrouska e la Bottega fantastica, riuscì come il suggello di una sghignazzato coreografica allo spettacolo. Forse le deliziose canzoni intramezzatevi dalla Rosowska avevano l’ufficio di spiegare il significato della breve e bizzarra azione adattata da Massine a musica annunciata come di Rimsky Korsakov. Ma la scarsa conoscenza della lingua russa non ha permesso che l’allegoria trasparisse. Tutto si è ridotto ad un fragoroso e turbinoso scherzo e a una ridda di vivaci colori, abbastanza gustata però ed applaudita.”

(Ma.Gu.)